di Enrico Imperatori
(http://khazaddum-thorin.blogspot.com/)
«Sono particolarmente fortunato ad avere un amico come te. Sento, se posso dire una cosa simile, che il nostro rapporto è simile a quello di Rohan e Gondor, e (come sai) da parte mia il patto di Eorl non sarà mai spezzato, e io continuerò sempre ad aver fiducia e a essere grato per la cortesia e la saggezza di Minas Tirith.»
Ronald Tolkien,
lettera a Rayner Unwin, 21 luglio 1967
Premessa
Perché un saggio sul significato dei legami nell’opera di Tolkien: Il Signore degli Anelli? In effetti l’argomento pare ozioso e, forse, poco interessante. In realtà credo che trattare il tema dei legami, ovvero di unione, comunione, condivisione, ecc., in un contesto storico e sociale sempre più individualista, dove prevale l’egocentrismo estremo come valore “positivo” da imitare, e la divisione degli elementi come mezzo di controllo, possa essere considerato di qualche interesse.
A maggior ragione se tale aspetto viene analizzato nell’opera di Tolkien, un uomo che ha studiato, tradotto e amato profondamente, molte opere antiche, ove la figura totalmente individualista ed egocentrica, finanche megalomane, dell’eroe risultava essere assolutamente centrale, ma che, viceversa, nel suo romanzo più noto ha narrato di unioni, legami, COMPAGNIE, ed eroi che, da soli, non avrebbero ottenuto alcun risultato.
Vero è che nella cosmogonia creata da Tolkien non sono mancati esempi di eroi mitici tipicamente e tradizionalmente individualisti, ma, come vedremo nelle pagine che seguono, nella sua opera principale, la più amata, i cosiddetti legami risultano essere elementi fondamentali.
Mi rendo conto che non stiamo scoprendo nulla di nuovo, dall’impero romano, ad oggi, la strategia politica e sociale, nonché militare, più in voga e apprezzata, è sempre stata quella basata sulla locuzione latina divide et impera.
Anche Tolkien non ha resistito alla tentazione di associare tale criterio ai suoi personaggi “negativi” per eccellenza: Sauron e Saruman, ma, alle figure “positive” ha voluto accostare sentimenti e strategie basate sull’unione e sulla cooperazione anziché sull’egoismo e la divisione.
Questo particolare argomento mi è stato ispirato e mi ha subito appassionato. Un'amica insegnate, conoscendo la mia passione per Tolkien e per la sua opera mi ha chiesto alcuni spunti di lavoro in quanto la sua scuola aveva avviato un progetto sul concetto di unione, per legarlo alle celebrazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia. Tra i vari sinonimi di “unione”, a lei è stato assegnato: legame, ed avendo in programma scolastico l’opera di fantasia, ha pensato ad un curioso, quanto interessante, triangolo: unità d’Italia - legame – legame nell’opera di Tolkien.
E’ pacifico e del tutto ovvio che non vi può essere alcuna correlazione volontaria da parte di Tolkien tra le vicende legate all’unità d’Italia e l’opera Il Signore degli Anelli; ma è altrettanto vero che, comunque, se qualcuno vorrà trovare ad ogni costo delle analogie tra le due avventure potrà senz’altro farlo senza troppa difficoltà. E' indiscutibile, infatti, che il concetto di legame e di unità sono molto vicini e affini, seppure non si tratti esattamente di sinonimi. Quindi il citato triangolo: unità d’Italia - legame – legame nell’opera di Tolkien, può trovare senso e offrire molti spunti di riflessione.
In fondo l’unità d’Italia fu conseguita principalmente grazie a legami di vario tipo, come quelli tra persone, quelli politici, strategici, diplomatici, ecc.
Credo sia interessante citare il presidente Napolitano che, a proposito dell’unità d’Italia in un suo discorso a Genova, ha detto:
"L'Unità d'Italia fu perseguita attraverso la confluenza di diverse visioni, strategie e tattiche, la combinazione di trame diplomatiche, iniziative politiche e azioni militari, l'intreccio di componenti moderate e componenti democratico rivoluzionarie. Fu davvero una combinazione prodigiosa, che risultò vincente perché più forte delle tensioni anche aspre che l'attraversarono". 1
In fondo, se è vero che non vi è correlazione tra l’unità d’Italia ed Il Signore degli Anelli, è però altrettanto vero che non serve molta fantasia per trovare numerose analogie tra i legami che hanno portato al conseguimento dell’unità d’Italia e quelli che hanno portato al conseguimento del trionfo del bene, ovvero all’esito positivo dell’intera vicenda, ne Il Signore degli Anelli.
Anche l’unità d’Italia, quindi, come qualunque altra importante vicenda che ha comportato stravolgimenti positivi nel nostro mondo, quali, ad esempio le cadute delle grandi dittature attraverso operazioni più o meno rivoluzionarie, è comunque passata da esperienze di legami profondi, che, come vedremo, in molti casi sono parte integrante anche de Il Signore degli Anelli.
Personalmente ho trovato questa correlazione molto intrigante e, così, per gioco, ho cominciato ad approfondire il tema della presenza e dei significati dei legami ne Il Signore degli Anelli.
Non si pensi comunque che il concetto di legame sia sempre positivo nella narrazione, tutt’altro, come vedremo il filo conduttore del racconto, ovvero il legame inscindibile tra il creatore dell’Anello, i portatori dello stesso e, appunto, l’Anello del potere, è un legame assolutamente negativo di tipo morboso, coercitivo, logorante e degradante. Un legame da rifuggire, anziché incentivare. Pertanto, anche ne Il Signore degli Anelli, così come nella realtà delle nostre esistenze, vi sono legami positivi ed edificanti ed altri, viceversa, negativi e distruttivi.
Questo breve saggio, certamente non dotto, ma più che altro didascalico, non ha alcuna altra pretesa se non quella di stimolare la riflessione e, perché no, la discussione, sul tema dei legami nell'opera di Tolkien: Il Signore degli Anelli, ovvero nella nostra società.
Infatti, ne Il Signore degli Anelli ricorrono tutti i temi tipici delle nostre società cosiddette moderne, e, pertanto anche quello attualissimo delle unioni legami, piuttosto che delle divisioni.
Come è noto, i dizionari più noti riportano le seguenti definizioni per il sostantivo legame:
Vincolo.
Nesso, rapporto.
Relazione (affettiva, amorosa, di amicizia, di parentela, di sangue, ecc.)
Probabilmente è possibile rintracciare tali aspetti, o almeno alcuni di essi, in ogni romanzo o racconto scritto in ogni angolo del globo terrestre. Si tratta di aspetti talmente radicati nella nostra società, nelle loro accezioni positive e negative, che non potrebbe essere altrimenti, mi pare, però, che ne Il Signore degli Anelli divengano elementi fondamentali e presenti, nelle diverse forme, praticamente in ogni capitolo.
Solo per fare un esempio, il più rappresentativo, si pensi al nesso, vincolo, legame imprescindibile tra l'Anello e i suoi portatori, filo conduttore dell'intera storia.
A supporto di quanto appena affermato basti pensare che non vi sono accenni evidenti a legami di alcun tipo in soli quattro capitoli sui 22 complessivi che costituiscono il primo volume de Il Signore degli Anelli: La compagnia dell'Anello.2
Al fine di analizzare l'elemento del legame, nelle sue diverse forme, positive e negative, si è proceduto a classificarle in sette macro-gruppi, ovvero:
legami di affetto, amicizia, dedizione e parentela,
legami con l'Anello,
legami con la terra, la patria e la razza,
legami amorosi,
legami magici e di potere,
legami intesi come alleanze,
legami con gli animali.
Il lettore mi perdonerà l'estrema sintesi che sarò costretto ad adottare per non appesantire eccessivamente la trattazione.
Infatti, ogni singolo, particolare, legame, rintracciabile nei diversi capitoli, e le implicazioni che comporta, potrebbe essere oggetto di uno specifico ed approfondito studio, ma questo, come detto, non è lo scopo di questo saggio.
Inoltre, al fine di evitare di compilare un interminabile, e, di conseguenza, noioso elenco di citazioni e riferimenti, procederò ad analizzare in maniera particolarmente approfondita il primo volume de Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, indicando invece sommariamente, e limitatamente ai passi più significativi, le citazioni da: Le Due Torri e Il Ritorno del Re.
I lettori, se vorranno, potranno cimentarsi a trovare molte altre citazioni ne Il Signore degli Anelli, da me tralasciate perché sfuggite all'attenzione o perché non ritenute significative ed importanti, quanto, invece, potrebbero esserlo sembrate alla loro sensibile lettura.
1. LEGAMI DI AFFETTO, AMICIZIA, DEDIZIONE E PARENTELA
Il sostantivo legame predomina nella narrazione con il significato di relazione. Si trovano infatti tutti gli aspetti più comuni delle relazioni. In particolare si possono rintracciare quelli affettivi, di amicizia, di dedizione, di parentela e di sangue.
Nel Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa), Tolkien illustra al lettore la genealogia di Frodo, ovvero i suoi legami di parentela, per passare poi a descrivere i lega legami mi affettivi tra Gandalf e Bilbo e tra questi e Frodo, finendo con l'esporre i nessi tra le varie razze che abitano la contea, nessi fisici, psicologici, culturali che le legano tra di loro, al di là delle inevitabili specifiche differenze razziali.
Per fare un esempio: un legame comune tra tutte le razze Hobbit e per tutte le principali famiglie, risiede nell'amore per il buon cibo e la convivialità.
Ancora nel Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato), viene rappresentato il legame affettivo, ancorché subordinato, tra Frodo e Sam. Rapporto – e legame – che sarà descritto ed esplicato molte volte nel corso della narrazione. Trattasi di un rapporto complesso e articolato che miscela affetto, amicizia e amore, sempre però mediato dal prevalente sentimento di abnegazione di Sam per Frodo.
Tolkien in persona ci chiarisce i termini di questo rapporto:
“Sam era baldanzoso, e sotto sotto un po' presuntuoso; ma la sua presunzione è trasformata dalla devozione che ha per Frodo. Non pensava di essere eroico e nemmeno coraggioso, o in qualche modo ammirevole, tranne che nella sua fedeltà al padrone e nei servigi che gli prestava. Questa lealtà aveva una sfumatura (probabilmente inevitabile) di orgoglio e di possessività: è difficile escludere questo aspetto dalla devozione di persone simili.” 3
Proseguendo, nel Libro I – Capitolo III (In tre si è in compagnia) si evincono gli effetti prodotti del legame affettivo, di parentela e di amicizia tra Frodo, Sam, Pipino e Merry.
Infatti, diviene ancora più evidente e stridente la contrapposizione tra l'inevitabile solitudine del portatore dell'Anello, solo nel dover portare il suo fardello (isolamento), e la compagnia allegra e confortante, degli amici legame nell'amicizia).
Infine, nello stesso capitolo si incontrano, per la prima volta, gli elfi, e si racconta brevemente dei loro legami in termini di relazioni e parentele nella terra di mezzo “al di là del grande mare”.
Credo comunque che l'apoteosi del concetto di legame di amicizia si esplichi nel Libro I – Capitolo V (Una congiura smascherata). In questo capitolo si mette in evidenza l'amicizia pura e disinteressata, intaccabile, che supera qualsiasi ostacolo e qualsiasi paura.
A tal proposito, il passo a mio avviso più significativo è quello nel quale Merry giustifica il fatto che Sam ha svelato il segreto della partenza di Frodo agli altri amici, con queste parole:
“Puoi fidarti di noi in quanto non ti lasceremo mai, nella buona e nella cattiva sorte, fino all’ultimo istante. E puoi fidarti di noi in quanto manterremo qualsiasi segreto e sapremo custodirlo meglio di te. Ma non ti fidare di noi per lasciarti affrontare da solo il pericolo, e partire senza una parola. Siamo i tuoi amici, Frodo, e comunque la decisione è già presa. Sappiamo quasi tutto quel che Gandalf ti ha detto; sappiamo parecchie cose sull’Anello; siamo orribilmente spaventati, ma ti accompagneremo, o ti verremo dietro come segugi”.4
Veniamo a Grampasso, il ramingo. Nel Libro I – Capitolo X (Grampasso) compare per la prima volta.
Per il momento, a tal proposito, credo si possa soffermare l'attenzione su come il legame di fiducia incondizionata ad un soggetto, possa, anche in spregio ai più basilari principi del buon senso nonché a quelli che sembrano buoni consigli, essere trasferito su un soggetto terzo che, apparentatemene, non è degno di tale privilegio.
Il legame tra Frodo e Gandalf, basato su rispetto, fiducia, stima, viene trasferito da Frodo su Grampasso che appare, a prima vista, un vagabondo assolutamente indegno sia di stima che di fiducia (soprattutto da parte di chi sta compiendo una missione delicatissima e segretissima).
Ciò rafforza oltremodo il significato di tale azione, esalta al massimo le relazioni fiduciarie e amichevoli. In conclusione, per il solo fatto che tra Gandalf e Grampasso esista lo stesso legame che sussiste tra Gandalf e Frodo, quest'ultimo si affiderà a Grampasso con la stessa fiducia e sicurezza con la quale si sarebbe affidato a Gandalf.
A questo punto mi piace ricordare uno dei passi più piacevoli dell'intero romanzo, dove si esalta, se ancora ce ne fosse bisogno, il legame di affetto sincero, e testardo attaccamento, di Sam nei confronti del proprio padrone: Frodo. Tale passaggio è rintracciabile nel Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond). Un modo di sdrammatizzare il momento topico nel quale Frodo accetta il proprio destino di portatore dell'Anello verso la sua distruzione, verso un futuro, quindi, senza speranza.
«Ma non vorrai mandarlo via da solo, Messere!», gridò Sam incapace di trattenersi ulteriormente, saltando su dall'angolino dove era rimasto tranquillamente seduto per terra. «No di certo!» esclamò Elrond, volgendosi verso di lui con un sorriso «Tu almeno lo accompagnerai. Visto che è impossibile separarti da lui, anche quando si tratta di una riunione segreta alla quale tu non sei invitato.»”. 5
Un capitolo molto importante, per la nostra trattazione è: Libro II – Capitolo X (La compagnia si scioglie). Il titolo parla da sé, il legame tra i vari elementi della compagnia si scioglie.
La compagnia è stata formata a Granburrone per accompagnare il portatore attraverso un legame volontario e non un vincolo coercitivo. Pertanto, ora, sulla base della decisione del portatore, i singoli elementi che compongono la compagnia sono liberi di scegliere se seguirlo o meno.
Non si dimentichi che Boromir, ormai all'interno dei confini del proprio regno, intende tornarvi per difenderlo, possibilmente con l'ausilio dell'unico Anello.
E' ovvio che una decisione di Frodo di recarsi ad Est, con l'obiettivo di distruggere l'Anello non potrà che portare, nella migliore delle ipotesi, alla separazione di Boromir dal resto della compagnia.
Infatti, come si vede in questo capitolo, Boromir, proprio in funzione del grande legame che ha con il proprio regno e con il suo popolo, quindi per il grande amor patrio che lo lega ad esso, cercherà di convincere Frodo a seguire la via di Gondor.
Il tentativo, violento, di Boromir di convincere Frodo e i fatti successivi, portano l'hobbit ad avere conferma che la sua missione è senza speranza, e per salvare i propri compagni decide di sciogliere la compagnia e sacrificarsi solitario, dirigendosi ad est, verso Mordor per cercare di distruggere l'Anello.
Gli altri compagni beninteso non avrebbero lasciato Frodo volontariamente se esso non lo avesse espressamente richiesto, ma per Sam il discorso è diverso. Sam infatti non lo avrebbe lasciato in ogni caso.
Abbiamo già citato il legame imprescindibile tra Sam ed il suo padrone Frodo, legame che risulta inoltre indissolubile.
La discussione che segue mette in risalto una volta per tutte il significato del predetto legame tra i due:
“«Oh, signor Frodo, siete cattivo!», disse Sam rabbrividendo. «Siete cattivo, a cercare di andarvene senza di me, e tutto il resto. Se non avessi indovinato ora dove sareste?».
«In viaggio, sano e salvo».
«Sano e salvo!», esclamo Sam. «Solo e senza il mio aiuto? Non avrei sopportato il colpo. Sarebbe stata la mia morte».
«Venire con me sarebbe la tua morte, Sam», disse Frodo, «ed io non potrei sopportarlo».
«Una morte meno certa, però», rispose Sam.
«Ma io sto andando a Mordor».
«Lo so bene, signor Frodo. E' naturale che vi andiate. Ed io vi accompagno».”. 6
Ne Le Due Torri è molto significativo (ed emozionante) il passo del ritorno di Gandalf e dell'incontro con i suoi vecchi compagni di viaggio. E' interessante il modo in cui Tolkien rappresenta il legame derivante dall'affetto e dall'amicizia sincera, come naturale ed empatico. I nostri compagni di viaggio (Aragorn, Legolas e Gimli) pur nello stato di massima allerta motivata dal rischio di incontrare Saruman, e, quindi, da esso farsi “incantare”, percepiscono nella presenza di Gandalf, a loro ancora ignota, un motivo di (apparentemente) inspiegabile fiducia e gioia interiore:
“«Quanto al mio nome...». S'interruppe e rise a lungo sommessamente. Aragorn sentì un brivido nella schiena, uno strano fremito gelido; eppure non si trattava di paura o di terrore: era piuttosto l'improvviso morso di un'aria frizzante, o lo scroscio di fresca pioggia che desta un sognatore inquieto”. 7
Sempre ne Le Due Torri vi è un passo commovente che riguarda il legame di Sméagol con il suo passato di hobbit libero. Forse Tolkien vuole dirci che se è vero, come è vero, che il potere corrompe (in questo caso il potere dell'Anello), è anche vero che, nel profondo dell'animo di ogni essere corrotto, probabilmente vi è un angolo segreto e recondito ove la parte onesta e pulita dell'essere prova tenacemente a riemergere, anche se, in alcuni casi, probabilmente è troppo tardi per riuscirvi. Ecco di seguito il passo:
“Gollum li guardò a lungo. Una strana espressione passò sul suo scarno viso affamato. Il bagliore nei suoi occhi sbiadì, rendendoli opachi e grigi, vecchi e stanchi. Come colto da uno spasimo di dolore si allontanò, scrutando le tenebre in direzione del valico, scuotendo il capo: pareva in preda a una lotta interiore.
Poi tornò indietro , e allungando lentamente una mano tremante sfiorò il ginocchio di Frodo; più che un tocco era una carezza. Per un attimo fugace, se uno dei dormienti l'avesse potuto vedere, avrebbe avuto l'impressione di mirare un vecchio Hobbit stanco, logorato dagli anni che lo avevano trascinato assai oltre il suo tempo, lungi dagli amici e dai parenti, dai campi e dai fiumi della giovinezza, ormai nient'altro che un vecchio e pietoso relitto.” 8
Un altro passo altrettanto commovente quanto il precedente, descrive il livello elevatissimo di amore, affetto e dedizione che “lega” Sam a Frodo, proprio nel terribile momento in cui Sam, crede Frodo morto a causa della puntura velenosa di Shelob:
“«Addio, padrone adorato!», mormorò. «Perdonate il vostro Sam. Tornerà in questi luoghi a lavoro finito..., se assolverà il suo compito. Allora non vi abbandonerà mai più. Riposate tranquillo finché torno; che nessuna creatura malvagia venga a disturbarvi! E se la Dama potesse udirmi e realizzare un mio desiderio, mi farebbe tornare qui a ritrovarvi. Addio!».” 9
E ancora, restando in tema, un altro passo dove Sam scopre che invece il suo padrone è in realtà ancora vivo e decide che, a qualunque costo, dovrà salvarlo dalle mani degli orchi che lo hanno catturato. A qualunque costo perché la sua dedizione (ed il suo legame fortissimo) a Frodo è più grande di quella che potrebbe dimostrare per i grandi problemi del mondo che, troppo grandi per lui, non può nemmeno comprendere:
“No, niente canti. Certamente niente canti, poiché l'Anello verrà scoperto. Io non posso farci nulla: il mio posto è accanto al signor Frodo. È necessario che lo capiscano... Elrond, il Consiglio e tutti i grandi Signori e le Dame, con tutta la loro saggezza. I loro piani sono finiti male. Non posso essere io il Portatore dell'Anello, senza il signor Frodo».” 10
Infine, un legame di parentela molto controverso si risolve, nel bene o nel male, ne: Il Ritorno del Re, si tratta, come avrete forse immaginato, del rapporto tra Sire Denethor e suo figlio Faramir.
Un legame di sangue, contrastato però dalla marcata differenza di indole e di aspirazioni tra i due uomini. Denethor, ambizioso, pratico, scaltro, astuto e vanaglorioso, che riponeva le sue speranze nel primogenito e grande guerriero Boromir, a lui molto affine, nei comuni tratti caratteriali e nei comuni intenti, contrapposto a Faramir, anch'esso grande guerriero, ma vissuto all'ombra della fama di suo fratello e, da quella, frustrato, quest'ultimo nobile, raffinato, saggio e buono.
Tolkien sa che, al di la delle differenze e delle contrapposizioni, il profondo e misterioso legame di sangue e di parentela, non può essere ignorato per sempre e riemerge sempre con forza, prima della fine:
“«Ho mandato mio figlio, senza un grazie né una benedizione, ad affrontare un inutile pericolo, ed eccolo che giace qui con il veleno nelle vene. No, no, qualunque cosa accada ormai in guerra, anche la mia stirpe sta per estinguersi, persino la Casa dei Sovrintendenti è venuta meno. Della gente infida ormai governerà gli ultimi discendenti dei Re degli Uomini, che si nasconderanno finché non verranno tutti scacciati».” 11
2. LEGAMI CON L’ANELLO
Sin da subito, all'inizio del romanzo, nel Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa) si affronta il vincolo morboso – legame inscindibile - tra l'Anello e il suo portatore. Tolkien introduce il lettore al potere (“legante”) dell'Anello:
“....L'Anello è mio. Sono stato io a trovarlo: è toccato a me”; “è mio, ti dico, è la mia proprietà, il mio tesoro; sì il mio tesoro”; “ogni tua parola dimostra sempre più chiaramente che sei diventato schiavo di quell'Anello. Devi disfartene, e poi potrai partire ed essere libero”; “Ho cercato di chiuderlo sotto chiave, ma ho scoperto che non avevo pace sentendolo lontano da me”. 12
Sempre nel Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato), uno dei capitoli chiave del romanzo, si descrive con dovizia di particolari il terribile potere dell'Anello. Il potere di trovare e ghermire, ma soprattutto di incatenare e “legare” indissolubilmente al proprio volere:
“.........................................................................
Un Anello per domarli, Un Anello
per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio
incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.”
E, ancora, si esplica il legame assoluto e imperituro tra il creatore ed il creato, tra Sauron e l'unico Anello che, dotato di volontà propria, cerca disperatamente di tornare al suo creatore:
“vuole solo quell'Unico, quello che fece lui stesso, che gli appartiene”. Inoltre: “Gli aveva trasfuso gran parte del suo potere, affinché potesse dominare tutti gli altri. Se lo recupera potrà di nuovo dominarli tutti....” . 13
Sempre nello stesso capitolo, si evince il potere corruttivo derivante dal legame tra l'Unico e gli altri anelli magici:
I nove (anelli) che diede agli uomini mortali, grandi ed orgogliosi, servirono ad irretirli. Tanto tempo fa caddero sotto il dominio di quell'Unico Anello diventandone gli spettri, ombre sotto la sua grande Ombra, i suoi servitori più terribili”. 14
Infine, si introduce per la prima volta un tema che ricorrerà nell'intero romanzo, quello del deleterio e rovinoso legame tra Gollum e l'Anello, descrivendone la relazione ossessiva e vincolante, attraverso alcune parole molto significative:
“Il desiderio dell'Anello fu più forte della paura degli Orchetti, e persino del suo odio per la luce. Dopo un anno o due lasciò le montagne. Capisci, benché egli fosse ancora vincolato all'Anello da una passione morbosa, non ne era più divorato”.15
Finalmente, nel Libro II, si comincia a trattare il tema del legame tra Frodo e l'Anello. Tema ovviamente di fondamentale importanza in quanto trattasi del tema conduttore di tutto il romanzo. Infatti, nel Libro II – Capitolo I (Molti incontri) Gandalf racconta a Frodo come sarebbe potuto essere il suo destino, se le circostanze a Colle Vento fossero risultate avverse, ovvero un destino “legato” indissolubilmente all'oscuro signore, ed ancora all'unico Anello, ma stavolta in senso esclusivamente negativo. Un legame di sottomissione e coercizione.
“Tentavano di far penetrare nel tuo cuore un pugnale Morgul che rimane nella ferita. Se vi fossero riusciti, saresti diventato come loro, ma più debole e sottomesso alla loro autorità. Saresti diventato uno spettro al servizio dell'Oscuro Signore, ed egli ti avrebbe torturato per aver ardito di tenere il suo Anello; ma il tormento più terribile sarebbe stato la privazione dell'Anello, ed il vederlo al suo dito”.16
Si noti come il possesso dell'Anello (del potere) renda ancor più violento e prevaricatore chi lo possiede e, viceversa, prostrato, avvilito e sofferente chi lo ha posseduto e ne è stato privato contro la propria volontà.
Ancora a proposito dell'Anello si rimarca il suo legame ossessivo e perverso con il portatore, legame (di potere) che addirittura, arriva a mettere in discussione un legame, viceversa, sano ed edificante come quello derivante dall'amore e dall'affetto, ancorché parentale.
“Bilbo tese la mano; immediatamente Frodo ritrasse l'Anello. Con angoscia e stupore si accorse che non stava più vedendo Bilbo; un ombra sembrava essere scesa tra di loro; ed egli scorgeva dall'altro lato un piccolo essere avvizzito dal viso avido e dalle ossute mani ingorde. Sentì il desiderio di colpirlo”. 17
Nel Libro II – Capitolo II – Il consiglio di Elrond, si parla di un personaggio davvero singolare: Tom Bombadil, per spiegare il suo rapporto con l'Anello, invero per rappresentare come la sua condizione di spirito primordiale della natura lo renda l'unico essere vivente sul quale il potere “legante” dell'Anello diviene inefficace. A tal proposito Elrond narra:
“........ se egli è effettivamente lo stesso che tanti anni fa camminava per boschi e colli, ed era già allora più vecchio dei vecchi. Ma il suo nome era diverso: lo chiamavano Iarwain Ben-adar, il più anziano e senza padre”. 18
Qualche analista spiega l'assenza di presa dell'Anello su di lui qualificandolo come il creatore Eru Iluvatar, in quanto: “il più anziano e senza padre”. In realtà io non credo che Tolkien avesse questa intenzione.
L'interesse di Tom Bombadil per ciò che riguarda esclusivamente la propria sfera di influenza, ovvero la natura che lo circonda, lo rende impermeabile all'attrazione dell'Anello. Un oggetto artefatto di nessun valore né interesse per “il vecchio Tom”. Dice Gandalf:
“«Dì piuttosto che l'Anello non ha su di lui alcun potere. Egli è il padrone di se stesso;......»”. 19
Nel libro IV de Le Due Torri, si comincia a conoscere meglio, approfondendone i caratteri specifici, lo straordinario personaggio di Sméagol, altresì conosciuto come Gollum. Tutti i lettori, anche neofiti, dell'opera di Tolkien, conoscono perfettamente bene Sméagol e conoscono il suo ruolo nel romanzo.
Un ruolo di protagonista assoluto per svariatissimi motivi. Comunque, in questo saggio, il personaggio di Sméagol ci interessa principalmente in quanto è colui che, più di chiunque altro, tranne ovviamente Saruman in persona (il creatore dell'Anello), ha un legame ormai indissolubile con l'Anello ed è assolutamente dominato da esso. L'Anello lo comanda e lo “perseguita” e, la privazione da esso, lo lacera e lo consuma inesorabilmente. Pertanto il tentativo di recuperare “il suo tesoro”, sarà, da qui innanzi, il tema conduttore di ogni sua azione. Potrebbe essere scritto un intero saggio con le citazioni relative al legame tra Sméagol e l'Anello, ma, per non tediare il lettore, riporteremo solo quelle maggiormente significative. Per esempio:
“Affideresti a ciò la tua promessa, Sméagol? Ti costringerà a rispettarla. Ma è più infido di te; potrebbe travisare le tue parole. Attento!». Gollum si accasciò. «Sul Tesoro, sul Tesoro!», ripeté. «E che cosa giureresti?», domandò Frodo. «Di essere tanto, tanto buono», disse Gollum. Poi, strisciandogli ai piedi, si contorse bisbigliando con voce roca: un brivido lo percorse, come se le parole facessero tremare dal terrore persino le sue ossa. «Sméagol giurerà che mai, mai, Lui lo avrà. Mai! Sméagol lo salverà. Ma deve giurare sul Tesoro». «No! Non su di esso», disse Frodo posando su Gollum uno sguardo di severa pietà. «Tutto ciò che desideri è di vederlo, di toccarlo se possibile, pur sapendo che impazziresti. Non su di esso. Giura in nome del Tesoro, se vuoi. Perché sai dove si trova. Sì che lo sai, Sméagol. È innanzi a te».” 20
E ancora:
“Non ripeterlo! Che un tale pensiero non cresca nella tua mente! Non Non lo riavrai mai. Ma il desiderio potrebbe condurti a una triste fine. Non lo riavrai mai. Se non avessi più altra scelta, Sméagol, mi infilerei al dito il Tesoro, il Tesoro che ti dominava tanto tempo addietro. Se io, portandolo, ti comandassi, tu obbediresti, anche se si trattasse di lanciarti da un precipizio o di buttarti nel fuoco. E tale sarebbe il mio comando. Perciò in guardia, Sméagol!». “. 21
Sempre nel libro IV de Le Due Torri, oltre a descrivere il rapporto “legante” tra Sméagol e l'Anello, si delinea anche il crescente e progressivo legame dominate e oppressivo dell'Anello con il portatore: Frodo. Anche in questo caso (come per Sméagol e l'Anello) sarebbe possibile scrivere fiumi di parole con le citazioni relative al legame tra Frodo e l'Anello, ma, sempre per non annoiare il lettore, riporteremo quelle più importanti.
“Infatti, ad ogni passo che lo avvicinava ai cancelli di Mordor, Frodo sentiva l'Anello appeso alla catenella intorno al collo farsi più gravoso. Ora aveva persino la sensazione che fosse un vero peso che lo trascinava verso terra. Ma ciò che più l'inquietava era l'Occhio. Così chiamava infatti quella forza, più insopportabile del peso dell'Anello, che lo sfiniva e lo accasciava durante la marcia. L'Occhio: la crescente orribile sensazione di una volontà ostile che si sforzava con tutta la sua potenza di penetrare ogni minima ombra di nube, di terra, di carne, per vederlo: per immobilizzarlo sotto il suo sguardo micidiale, nudo, inamovibile. Quanto fini, quanto fragili e fini erano ormai i veli che lo proteggevano! Frodo sapeva esattamente dove si trovava il cuore di quella volontà; lo poteva dire con la certezza di chi ad occhi chiusi indica la direzione del sole. Era di fronte a lui, e ne sentiva la potenza martellare sulla propria fronte.”. 22
Molto significativa, per descrivere, ancora una volta, il rapporto morboso e perverso (legame) tra tutti i portatori dell'Anello e l'Anello stesso, è la conversazione che si svolge nel libro VI de Il Ritorno del Re tra Frodo e Sam, quando Sam ritrova il suo padrone dopo aver preso l'anello credendolo morto:
“«No, non tutto, signor Frodo. E non è fallita, non ancora. Io l'ho preso, signor Frodo, e vi prego di scusarmi. E l'ho tenuto al sicuro. È intorno al mio collo, adesso, ed è anche un terribile fardello». Sam cercò l'Anello e la catena. «Ma suppongo che ora voi lo dobbiate riprendere». Ora che lo portava, Sam era riluttante a restituire l'Anello e ad affidarne il peso al suo padrone. «L'hai tu?», balbettò Frodo. «L'hai qui con te? Sam, sei grande!». Poi improvvisamente il suo tono mutò in modo strano. «Dammelo!», gridò alzandosi e tendendo una mano tremante. «Dammelo immediatamente! Non lo puoi tenere tu!». «Benissimo, signor Frodo», disse Sam piuttosto sorpreso. «Eccolo!». Si tolse lentamente di dosso l'Anello, passando sul capo la catena. «Ma ora siete nella terra di Mordor, signore; e uscendo vedrete la Montagna di Fuoco e tutto il resto. Troverete l'Anello molto pericoloso, adesso, e molto difficile da portare. Se per voi è troppo pesante, forse possiamo darci il cambio». «No, no!», gridò Frodo strappando Anello e catena dalle mani di Sam. «No, non lo porterai, ladro!». Ansimò, scrutando Sam con occhi sbarrati dalla paura e dall'ostilità. Poi, improvvisamente, stringendo l'Anello nel pugno chiuso, rimase immobile e costernato. La nebbia sembrò diradarsi dai suoi occhi, ed egli si passò la mano sulla fronte indolenzita.” 23
Sempre restando in tema, non posso tralasciare il momento fondamentale del “Fallimento” di Frodo, ovvero del momento in cui Frodo si rende conto di non potere(volere) distruggere l'Anello e lo arroga a sé proprio nel luogo ove è stato creato. Quindi il momento quando la speranza del mondo pare svanire, a causa del legame ultraterreno e “incatenante”, potenziato dall'influenza della terra di Mordor e dalla Voragine del fato ove l'Anello è stato forgiato, tra l'Anello ed il suo portatore:
“«Sono venuto», disse. «Ma ora non scelgo di fare ciò per cui sono venuto. Non compirò quest'atto. L'Anello è mio!». E improvvisamente, infilandoselo al dito, scomparve alla vista di Sam.”. 24
E quindi, a maggior ragione, devo necessariamente riportati le conseguenze del predetto atto, conseguenze che si esplicano nel potentissimo legame tra l'Anello, arrogato da Frodo (novello “Signore dell'Anello”) ed il creatore dello stesso, Sauron:
“Allora la sua collera avvampò come una fiamma divorante, ma la sua paura fu come un grande fumo nero che lo soffocava. Conosceva il pericolo mortale in cui si trovava e il filo al quale ormai pendeva il suo destino. La sua mente abbandonò tutti i piani ed i tranelli intessuti di paura e di tradimento, tutti gli stratagemmi e le guerre, e da una parte all'altra del suo regno corse un brivido, i suoi schiavi indietreggiarono, i suoi eserciti si fermarono ed i suoi capitani si trovarono all'improvviso in balia del fato, privi di volontà, tremanti e disperati. Erano stati dimenticati. La mente e gli intenti del Potere che li comandava erano ormai concentrati con forza irresistibile sulla Montagna. Convocati da lui, precipitandosi con un grido lacerante, i Nazgûl volarono più veloci dei venti la loro ultima corsa disperata, e la tempesta di ali si diresse turbinosa verso il Monte Fato. “ 25
Infine, non si possono ignorare, leggendo le parole di Tolkien, le conseguenze ultime della distruzione dell'Anello, ovvero la fine del giogo e della soggezione alla quale ogni cosa ed essere era avvinta (“legata”) dalla volontà dell'Oscuro Signore (Signore degli Anelli). Volontà distrutta legame annullato) dall'annientamento del potere indotto dall'Anello stesso:
“Ma Gandalf sollevò di nuovo le braccia e gridò ancora una volta con voce limpida: «Fermatevi, Uomini dell'Ovest! Fermatevi e aspettate! Questa è l'ora del fato». E mentre parlava la terra tremò sotto i loro piedi. Un'immensa oscurità invase il cielo, puntellata di fuoco, e s'innalzò al di sopra delle Torri del Cancello Nero, al di sopra delle montagne. La terra gemette e fu percorsa da un tremito. Le Torri dei Denti ondeggiarono, vacillarono e crollarono in terra; l'imponente muraglia si sbriciolò; il Cancello Nero fu distrutto; e da lontano, ora più fioco, ora sempre più forte, innalzandosi fra le nubi, si udì un rombo, un ruggito, un lungo boato lacerante. «Il regno di Sauron è finito!», disse Gandalf. «Il Portatore dell'Anello ha compiuto la sua Missione». E mentre i Capitani guardavano a sud la Terra di Mordor, parve loro che, nera contro la coltre delle nuvole, si ergesse l'immensa forma di un'ombra, impenetrabile, incoronata da fulmini, e che invadesse tutto il cielo. Enorme e gigantesca sovrastò tutto il mondo, tendendo verso di essi una grande mano minacciosa, terribile ma impotente: infatti, proprio mentre si avvicinava, un forte vento la sospinse e la spazzò via; allora vi fu un gran silenzio.”. 26
3. LEGAMI CON LA TERRA, LA PATRIA E LA RAZZA
Il terzo tema analizzato è quello dei legami con la terra, la patria e la razza. Innanzitutto il folcloristico legame, se vogliamo anche un po' rustico, dell'agricoltore con la sua terra e con “la sua gente” che si evince nel Libro I – Capitolo IV (Una scorciatoia che porta ai funghi). Sto parlando ovviamente del sig. Maggot.
Il tema del legame con la terra, è notoriamente molto caro a Tolkien che per tutta la vita restò radicalmente, appunto, legato sentimentalmente alla sua residenza d’infanzia, nel villaggio di Sarehole, nell'Hall Green vicino a Birmingham. Una zona meravigliosamente agreste che ispirò e condizionò fortemente Tolkien nella creazione e nella configurazione della Contea.
“Hai il permesso di passeggiare per la mia proprietà quando ti pare e piace”. E: “....mostrando dietro di se ad ovest le mie terre, pensate un po'!” Per finire con: “Mi fa molto piacere vedere che avete avuto il buon senso di tornare a star qui nella terra di Buck. Vi consiglio vivamente di rimanerci. E cercate di non aver niente a che fare con tutta quella gente di fuori. Troverete parecchi amici da queste parti.” 27
Lo stesso tema si evince a proposito del misterioso personaggio: “Tom Bombadil” nel Libro I – Capitolo VI (La vecchia foresta). Molte cose si possono dire a proposito, o, più spesso, a sproposito su tale essere, ma per quanto riguarda questo saggio, basti evidenziare il legame ancestrale tra Tom Bombadil e la Vecchia Foresta. Lui ne è il messere ed il custode. Si tratta di un legame antico e assoluto. Di un dominio incontrastato, esempio lampante di legame totale, ma, totalmente, positivo.
Per quanto riguarda invece il concetto di legame relazionale tra le varie razze che popolano, convivendo pacificamente, e con proficuo, reciproco interesse, il paese di Brea ed il suo luogo più significativo, la locanda del «Puledro Impennato», si deve vedere il Libro I – Capitolo IX (All'insegna del «Puledro Impennato»):
“.....Tuttavia i loro rapporti con gli Hobbit, gli elfi, i nani e gli altri abitanti del mondo circostante erano più intimi e amichevoli di quanto non fossero (e non siano tuttora) in generale i rapporti abituali alla Gente Alta”. 28
Ora, nel Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud) viene trattato per la prima volta il legame ricorrente (che ritroveremo spesso nel romanzo), dei vari personaggi per la loro terra (patria) e per i loro congiunti.
In questo capitolo Gimli esprime il forte legame della propria razza, e suo in particolare, per la terra dei suoi padri:
«Non ho bisogno di mappe», disse Gimli, avvicinatosi assieme a Legolas, guardando fisso innanzi a se con una strana luce negli occhi profondi. «Quella è la terra ove i nostri padri lavoravano anticamente, e l'immagine di quelle montagne l'abbiamo intagliata in molti lavori di pietra e di metallo, nonché descritta in molti canti e poemi. Esse spadroneggiano nei nostri sogni: Baraz, Zirak, Shathûr» Fu così che Bill partì quale bestia da soma, eppure di tutta la compagnia era l'unico a non aver l'aria depressa”.29
Quello appena illustrato è chiaramente un legame che non conosce confini, né limiti, né tempo. In questo capitolo questo concetto viene ben illustrato da Galadriel:
“«Non pentirti di aver accolto il Nano. Se il nostro popolo avesse conosciuto un lungo esilio lontano da Lothlórien, quale dei Galadhrim passerebbe nelle vicinanze senza il desiderio di vedere l'antica dimora, fosse anche divenuta un covo di draghi? Nemmeno Celeborn il saggio vi riuscirebbe».” 30
Per quanto riguarda i legami con la terra e, per estensione, con la natura, una menzione particolare deve essere fatta per il nostro Barbalbero. La sua comparsa ne Le Due Torri che lascerà un segno profondo e fondamentale nel prosieguo del romanzo, introduce il meraviglioso e ancestrale rapporto tra gli alberi ed i loro custodi primigeni.
Il particolare legame di Tolkien con gli alberi è sempre stato evidente e molto forte e si rintraccia senza ombra di dubbio nella creazione di quelle meravigliose creature che sono gli Ent, i pastori degli alberi. Personalmente mi delizia credere che, in fondo, a Tolkien piacesse davvero fantasticare sul fatto che gli alberi, in tempi remoti, fossero stati dotati di afflati vitali.
“ «Gli alberi e gli Ent», rispose Barbalbero. «Io stesso non comprendo tutto quel che accade, per cui non ve lo posso spiegare. Alcuni di noi sono ancora veri Ent, ed abbastanza vivaci a modo nostro; ma parecchi si stanno addormentando; voi direste che incominciano a vegetare.
La maggior parte degli alberi non sono che alberi, naturalmente; ma molti sono semi-svegli. Alcuni sono svegli del tutto e qualcuno sta diventando entesco. E ciò avviene costantemente».
......«Siamo i pastori degli alberi, noi vecchi Ent. Ma ormai siamo rimasti in pochi. Le pecore diventano simili ai pastori, e i pastori alle pecore, dicono; ma è un processo lento, e né le une né gli altri sono al mondo da molto tempo. Invece per gli alberi e gli Ent accade molto più rapidamente, ed essi attraversano i secoli insieme».” 31
Secondo la mia modesta opinione Tolkien stesso sarebbe stato un magnifico Ent, e forse non gli sarebbe dispiaciuto esserlo.
A questo punto della trattazione, non posso esimermi dal riportare qui le poetiche e delicatissime parole di Tolkien, con le quali descrive il legame tra Gimli il nano e il mondo sotterraneo, mondo dal quale proviene e dal quale trae linfa vitale. Un passaggio che ritengo molto significativo in quanto restituisce a Gimli il valore poetico, e non solo pratico e rude, che, consentitemi la parentesi, gli è stato defraudato completamente nella versione cinematografica de Il Signore degli Anelli. Gimli racconta a Legolas:
“«Vi sono colonne di bianco, di zafferano e di rosa-alba, Legolas, plasmate e modellate in forme di sogno; sorgono da pavimenti di mille colori per avvinghiarsi agli scintillanti soffitti: ali, corde, tende fini e trasparenti come nuvole ghiacciate; lance, bandiere, pinnacoli di palazzi pensili! Laghi tranquilli riflettono la loro immagine; un mondo sfavillante si affaccia dagli scuri stagni coperti di limpido vetro; città, che la fantasia di Durin avrebbe difficilmente immaginato in sogno, si stendono con viali e cortili circondati da colonnati, sino alle oscure nicchie ove non penetra la luce. D'un tratto, clic!, cade una goccia d'argento e i cerchi increspati sul vetro fanno curvare e tremare ogni torre come alghe e coralli in una grotta del mare. Poi giunge la sera: le visioni sbiadiscono e scompaiono scintillando; le fiaccole passano in un'altra stanza, in un altro sogno. C'è una camera dopo l'altra, Legolas: un salone che dà su un altro salone, una scalinata su un'altra scalinata, una cupola dopo l'altra, e mai i serpeggianti sentieri interrompono la loro corsa verso il cuore della montagna».” 32
E ancora, a riprova di quanto appena detto, riporto di seguito un passo di una ulteriore conversazione tra Legolas e Gimli che mi pare particolarmente interessante in quanto dimostra, ancora una volta, il sentire che “lega” i nani alla roccia e alla bellezza dei “frutti” della stessa finanche al lavoro che la plasma, contrastante con l'immagine di avidità e cupidigia con la quale i nani vengono solitamente dipinti, senza possibilità di appello:
“«No, non capisci», disse Gimli. «Non vi è Nano che rimarrebbe impassibile innanzi a tanta bellezza. Nessun discendente di Durin scaverebbe quelle caverne per estrarne gemme e minerali, nemmeno se vi fossero diamanti e oro in abbondanza. Abbatti tu, forse, boschetti di alberi in fiore per raccoglier legna in primavera? Noi cureremmo queste radure di pietra fiorita, non le trasformeremmo in miniere. Con cautela e destrezza, un colpetto dopo l'altro, un'unica piccola scheggia di roccia e nient'altro, forse, in tutta una giornata ansiosa: tale sarebbe il nostro lavoro, e col passar degli anni apriremmo nuovi sentieri, scopriremmo nuove stanze lontane e ancor buie che s'intravedono ora come un vuoto dietro fessure nella roccia. E le luci, Legolas! Creeremmo luci, lampade come quelle che risplendevano un tempo a Khazad-dûm; e secondo il nostro desiderio potremmo allontanare la notte che sommerge le caverne da quando furono innalzati i colli, o lasciarla rientrare per cullare il nostro riposo»” .33
In merito al tema del legame con le origini, andando all'ultimo volume de Il Signore degli Anelli, vi è un passo molto interessante, che forse potrebbe passare inosservato ad un lettore superficiale. Si tratta di un passaggio che spiega il legame profondissimo e primordiale tra la razza degli elfi, alla quale appartiene Legolas, ed il mare. Tale legame quindi richiama a legami indissolubili e ancestrali con la stirpe e con il passato fino a giungere alla creazione del mondo e dei primi-nati. Per chi ha letto, altri testi di Tolkien e, tra gli altri, il Silmarillion, non sembrerà strano o curioso leggere, ne Il Signore degli Anelli questo passo:
“Legolas taceva mentre gli altri parlavano e, guardando in direzione del sole, vide dei bianchi gabbiani risalire in volo il corso dell'Anduin. «Guardate!», gridò. «Gabbiani! Stanno volando verso l'interno. Sono per me causa di stupore e di turbamento. Non li avevo mai incontrati nel corso della mia vita prima di arrivare a Pelargir, ove li udii gridare nell'aria mentre noi andavamo a combattere le navi. Allora mi fermai, dimentico della guerra nella Terra di Mezzo, perché le loro voci malinconiche mi parlavano del Mare. Il Mare! Ahimè! Ancora non ho potuto ammirarlo! Ma nel profondo del cuore di tutta la mia razza vive il desiderio del Mare, un desiderio pericoloso se destato. Ahimè, il ricordo dei gabbiani! Non avrò più pace sotto olmi e betulle!».” 34
4. LEGAMI AMOROSI
Un nuovo aspetto è quello dei legami amorosi che Tolkien tratta sempre con grande delicatezza e romanticismo.
Di ciò non ci si può stupire se solo si pensa al grande amore e rispetto che Tolkien ha portato alla sua Luthien - Edith per tutta la vita. Un amore ed un rispetto, a mio avviso, scevro da implicazioni religiose, ma semplicemente puro e sincero. Un legame, appunto, indissolubile e incorruttibile.
Nel Libro I – Capitolo VII (Nella casa di Tom Bombadil) ritroviamo il vecchio Tom Bombadil ed il legame con la sua dama: Baccador.
Non si sa molto di loro, però leggendo il capitolo emerge, a mio avviso, al di là di ogni particolare implicazione più o meno celata nel testo, un legame di affetto sincero e limpido amore. Si tratta di un rapporto puro, gioioso, paritario e apparentemente, indissolubile.
Successivamente, nel Libro I – Capitolo XI (Un coltello nel buio) viene rappresentato quello che, a mio avviso, è il più bello ed edificante, ancorché struggente, legame d'amore presente ne Il Signore degli Anelli.
Storia travagliatissima quella di cui si tratta, fatta di un legame fortissimo ed eterno, che va oltre qualsiasi difficoltà, separazione (momentanea), periglio e sofferenza.
In questo capitolo, infatti, Granpasso narra la meravigliosa storia di Beren e Tinuviel.
“…..............................................................
Passato l'inverno ella tornò
a ballare
E col suo canto giunse la primavera,
Come una felice
allodola o una rondine leggera,
Ed un fiume che scorre dolce verso
il mare;
E quando ai suoi piedi spunteranno i fiori,
Ei non
desiderò altro che starle accanto,
Poterla accompagnare nel
ballo e nel canto
Sull'erba fresca dai mille colori.
Inseguita,
di nuovo ella fuggì via.
Tinúviel! Tinúviel!
Il
suo nome elfico era poesia,
Ed ella si fermò un attimo ad
ascoltare
Come incantata la voce di Beren
Che svelto la
raggiunse e come per magia
La vide fra le sue braccia splendere e
brillare
Fanciulla elfica ed immortale.
Ma dal destino
amaro furono separati,
E vagarono a lungo per monti e pendici
Tra
cancelli di ferro e castelli spietati”
E boschi cupi e tetri
e luoghi abbandonati,
Mentre fra loro erano i Mari Nemici.
Ma
un giorno luminoso si ritrovaron felici,
Ed assieme partiron,
amati e infine uniti,
Attraverso boschi e campagne fiorite.”
(Solo per ragioni di spazio....mio malgrado....non l'ho riportata per intero) 35
Questa canzone parla dell'incommensurabile, ineluttabile e duraturo legame tra un essere umano ed una fanciulla elfica: Beren Erchamion e Luthien Tinuviel.
Ancora più significativo, in questo legame, il fatto che Beren (uomo) sia mortale e Luthien (elfo), immortale. Ma il loro legame va oltre la vita e la morte, perché, Tolkien, ci racconta di certi legami che sono davvero indissolubili e trascendono le nostre esperienze terrene. C’è ancora un passo che ritengo una perla preziosissima in tutta la meravigliosa creazione Tolkieniana:
“Ma alla fine Beren fu ucciso dal Lupo venuto dai cancelli di Angband, e spirò tra le braccia amorose di Tinuviel; ma ella scelse la mortalità, e di morire al mondo, per poterlo seguire. Si canta che si incontrarono nuovamente al di la dei mari che separano i mondi, e che camminarono ancora qualche tempo vivi tra i verdi boschi e che poi assieme oltrepassarono, tanti e tanti anni fa, i confini del mondo.” 36
Inoltre, sempre in questo passo, leggiamo di come questi legami divengano, di fatto, inestinguibili:
“E' così che Luthien Tinuviel fu l'unica della sua gente a morire veramente, a lasciare la terra, ed essi perdettero quella che più amavano. Ma tramite lei la schiatta degli antichi signori elfici si fuse con gli uomini. Vivono ancora coloro dei quali Luthien fu la progenitrice e si dice che la sua linea non si estinguerà mai. Elrond di Gran Burrone appartiene a quella stirpe. Da Beren e Luthien nacque l'erede di Thingol, che chiamarono Dior; e da questi Elwing la bianca, che sposò Eärendil, colui che navigò con la sua imbarcazione lungi dalle nebbie del mondo, sino ai mari del cielo, portando in fronte il Silmaril. E da Eärendil discesero i re di Numenor, ossia dell'Ovesturia.”. 37
Per quanto detto in precedenza, non può sfuggire ciò che significò e comportò il legame tra Beren e Luthien nello svolgersi degli eventi durante le diverse ere nella terra di mezzo. Per chi non ha conoscenza dei fatti narrati e volesse approfondire il tema, in questa sede non posso che rimandare alle letture del Silmarillion, dei Racconti Incompiuti, dei Racconti Perduti e dei Racconti Ritrovati.
5. LEGAMI MAGICI E DI POTERE
Un nuovo concetto di legame si presenta nel Libro I – Capitolo VIII (Nebbia sui Tumulilande), quello del vincolo indotto dagli incantesimi.
Gli incantesimi possono infatti “legare” ma, anche, liberare dai vincoli.
Si contrappone qui l'incantesimo dello spettro dei tumuli che imprigiona,
“.......................
Nel vento nero le stelle anch'esse moriranno,
Ed essi qui sull'oro ancora giaceranno,
Finché l'oscuro signore non alzerà la mano
Sulla terra avvizzita e sul mare inumano.” 38
all'incantesimo di Tom Bombadil che, viceversa, rende liberi.
“Quando ebbe pronunciato le ultime parole, si udì un grido e il lato della stanza che dava sull'interno del tumulo crollo con gran fragore. ….......... «Vieni, amico Frodo», disse Tom. «Usciamo da qui, andiamo sull'erba fresca»” 39
Nel Libro II – Capitolo V (Il ponte di Khazad Dûm) vi è un passo molto interessante, che rappresentando lo scontro tra Gandalf ed il Balrog narra di potenti ed antichi legami.
“«Sono un servitore del fuoco segreto, e reggo la fiamma di Anor. Non puoi passare. A nulla ti servirà il fuoco oscuro, fiamma di Udûn. Torna nell'ombra! Non puoi passare».” 40
Si rappresenta il legame di Gandalf con il fuoco segreto, la fiamma di Anor, che si contrappone al legame del Balrog con il fuoco oscuro, la fiamma di Udûn.
Una contrapposizione che, come detto, richiama a poteri superiori ed ancestrali. Legami ultraterreni che richiedono qualche chiarimento, ovvero:
- “La Fiamma Imperitura o Fuoco Segreto è, nelle opere di J.R.R. Tolkien, l'essenza divina di Eru Ilúvatar, lo spirito divino di cui sono animate le creature della terra di Arda. Tale "Fiamma" possiede anche, per sua stessa natura, la capacità di conferire esistenza a pensieri e sensazioni.”
- "Fuoco Oscuro, Fiamma di Udûn". Nel mondo immaginario creato da J.R.R. Tolkien, Utumno (chiamata anche Udûn in Sindarin) è la prima fortezza di Melkor nel nord della Terra di mezzo.” 41
Questo passo quindi, attraverso il legame tra Gandalf ed il fuoco segreto, spiega ai lettori la statura del personaggio. Gandalf, nientedimeno che legato alle divinità di Aman, uno spirito di natura divina “legato” direttamente a Eru Ilúvatar, l'Uno, il creatore.
Questo particolare legame suggerisce anche al lettore meno esperto che Gandalf non è solo un folcloristico stregone, ma bensì, una divinità di grande potere.
Allo stesso modo si intuisce che il Balrog è un avversario formidabile, in quanto il legame con il fuoco oscuro, lo colloca agli albori del tempo, al servizio anch'esso di una divinità, seppure malvagia e corrotta.
Sempre in questa sezione, anche se forse non del tutto propriamente, voglio inserire un interessante riferimento ad una combinazione di legami di razze e di potere che si rintraccia ne: Le Due Torri. Sto parlando del legame brutale ed inscindibile tra diverse razze di orchi (diverse ma simili nei tratti fondamentali: bestialità, insensibilità e inciviltà, tra gli altri) ed i propri signori e padroni che esercitano su di essi un azione di potere assoluto, ed ai quali però, tali esseri dimostrano una insensata sorta di fedeltà.
Per spiegare meglio si riporta la conversazione tra gli orchi, custodi (e carcerieri) di Merry e Pipino:
“«Potrei riferire ciò ch'è stato detto. I prigionieri NON devono essere frugati né derubati: sono questi i miei ordini». «E anche i miei», soggiunse la voce bassa ed irosa. «Vivi, e nello stato in cui sono stati catturati: guai a torcer loro un capello. Ecco i miei ordini». «Ma non i nostri!», disse una delle prime voci. «Siamo venuti sin qui dalle Miniere per ammazzare, e per vendicare il nostro popolo. Voglio uccidere e poi tornare al Nord».
«E allora continua pure a volere», grugnì la voce irosa. «Io sono Uglúk. Io comando. Io torno a Isengard per la via più breve». «Credi forse che Saruman sia il capo o il Grande Occhio?», disse la voce malvagia. «Noi dobbiamo tornare immediatamente a Lugbúrz».
…............. «.........Noi siamo i servitori di Saruman il Saggio, la Bianca Mano: la Mano che dà carne umana da mangiare. …........«Hai parlato più del necessario, Uglúk», sogghignò la voce malvagia. «Vorrei sapere che cosa ne penserebbero a Lugbúrz. ….......ed io, Grishnákh, dico questo: Saruman è un pazzo, uno sporco pazzo traditore. Ma il Grande Occhio lo sorveglia»”.42
Ancora sul potere di “legare” un essere ad un altro con la persuasione e la magia. Il maestro in tale arte è certamente Saruman “il bianco”, o meglio, dovremmo dire, il multicolore. Ebbene, il capo dell'ordine degli Istari, smascherato nel suo intento di acquisire potere e trattare, addirittura, con Sauron in persona, prova ad esercitare il suo antico potere ai danni di re Theoden e di Gandalf, ma senza esito positivo. Infatti, Gandalf, ritornato dal suo viaggio iniziatico, non è più il grigio, ma, ora, è divenuto lui il bianco e su di lui il potere di “legare” o adulare non ha più alcuna efficacia. Ecco alcuni passi significativi a tale riguardo:
“«No», disse Aragorn. «Un tempo era degno della fama che godeva. La sua sapienza era profonda, il suo pensiero ingegnoso, e le sue mani straordinariamente abili; inoltre aveva il potere d'influenzare la volontà altrui. Sapeva persuadere i saggi e scoraggiare la gente dappoco. È un potere che certamente possiede ancora. Pochi sono, nella Terra di Mezzo, coloro che potrebbero senz'alcun rischio rimanere soli a discuter con lui, anche dopo questa disfatta. Gandalf, Elrond e forse Galadriel, ora che la perfidia di lui è stata messa a nudo; ma pochissimi altri».” 43
E ancora:
«Non ti ho dato il permesso di andartene», disse Gandalf aspramente. «Non ho finito. Sei diventato uno stolto, Saruman, eppur pietoso. Avresti potuto abbandonare follia e malvagità ed essere utile a qualcosa. Ma hai scelto di rimanere, rimuginando sulla fine dei tuoi vecchi intrighi. Resta dunque! Ma ti avverto, non ti sarà facile trovare un'altra via d'uscita. A meno che le oscure mani dell'Est non si allunghino esse stesse per afferrarti e trascinarti via. Saruman!», gridò, ed il potere e l'autorità della sua voce aumentarono ancora. «Osserva, io non sono Gandalf il Grigio che tu tradisti. Sono Gandalf il Bianco, ritornato dalla morte. Ora tu non hai più colore, e io ti espello dall'ordine e dal Consiglio ». 44
Infine, una nuova forma di legame magico che si rintraccia nell'ultimo volume de Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re è quella che lega i morti al “purgatorio” terreno, sino all'espiazione delle loro colpe per un giuramento non mantenuto. Un sapiente miscuglio di cattolicesimo e paganesimo.
Parrebbe strano che il cattolicissimo Tolkien abbia introdotto tale aspetto nel romanzo; anche se, a mio avviso, non si è trattato che di un espediente spettacolare per risolvere una questione piuttosto scomoda.
Ovvero, la soluzione di una grande battaglia a favore “delle forze del bene” che, altrimenti, viste le forze in campo, avrebbe dovuto ragionevolmente vedere soccombere quel bene che doveva uscirne vittorioso. Sto parlando della battaglia dei campi del Pelennor alle porte di Minas Tirith:
“Un vento gelido come il respiro di fantasmi veniva dalle montagne. Aragorn smontò e in piedi, accanto alla Roccia, gridò con voce possente: «Fedifraghi, perché siete venuti?». Si udì una voce rispondergli nella notte come da molto lontano: «Per mantenere il nostro giuramento ed avere pace». Allora Aragorn disse: «È giunta infine l'ora. Io ora vado a Pelargir sull’Anduin, e voi mi seguirete. E quando da questa terra saranno stati spazzati via i servitori di Sauron, considererò mantenuto il giuramento ed avrete pace e riposo eterno. Perché io sono Elessar, l'erede d'Isildur di Gondor».”. 45
6. LEGAMI INTESI COME ALLEANZE
In primis, nel Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond), si racconta il legame tra popoli, al fine di raggiungere un comune obiettivo, nel caso in specie il concetto di “alleanza” militare. Si narra dell'ultima alleanza tra Elfi e Uomini, quando Sauron fu sconfitto in battaglia e il suo spirito disperso.
“Ma furono assaliti da Sauron di Mordor, e si unirono nell'ultima alleanza di Elfi e Uomini, e le schiere di Gil-galad e di Elendil si radunarono ad Arnor”. 46
Invece, nel Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud) si narra poi del legame inteso come alleanza, sempre finalizzata a raggiungere un comune obiettivo, ma non in maniera necessariamente militare. In particolare si parla di alleanze quando si costituisce la compagnia dell'Anello.
«Nove saranno i membri della Compagnia dell'Anello, ed i Nove Viandanti si opporranno ai Nove Cavalieri che sono malvagi.»”. 47
Inoltre, sempre nel Libro II si narra della (follemente) lucida richiesta di Saruman, ormai corrotto al desiderio di potere (divenuto ormai da bianco a multicolore), a Gandalf, di allearsi all'Oscuro Signore:
“Ho detto noi, perché così sarà se ti unirai a me. Una nuova Potenza emerge. Inutili sarebbero contro di essa i vecchi alleati e l'antico modo d'agire. Non vi è più alcuna speranza per gli Elfi, o per i Numenoreani morenti. Questa è dunque la scelta che si offre a te, a noi: allearci alla Potenza. Sarebbe una cosa saggia, Gandalf, una via verso la speranza. La vittoria è ormai vicina, e grandi saranno le ricompense per coloro che hanno prestato aiuto. Con l'ingrandirsi della potenza anche i suoi amici fidati s'ingigantiranno; ed i Saggi, come noi, potrebbero infine riuscire a dirigerne il corso, a controllarlo”,. 48
L'inutile lusinga di una via per il potere, che Gandalf (ancora il grigio), ovviamente, non potrà e non vorrà accettare. Gandalf sa infatti leggere nelle parole adulatrici di Saruman, l'ambizione assoluta e la ricerca esclusiva del potere, e conosce che l'unico mezzo per raggiungere tale fine è l'utilizzo dell'Anello del potere, ma sa anche, fin troppo bene, che tale scelta è distruttiva e non porterà che ad un cambio della guardia nel tentativo di dominio del mondo.
Quindi di una nuova alleanza di popoli liberi, uniti contro il malvagio potere crescente, “legati” dal comune intento di guidare, aiutare e proteggere il portatore dell'Anello.
«Gli altri rappresenteranno i rimanenti Popoli Liberi della Terra: Elfi, Nani e Uomini.»”. 49
Ne Il Ritorno del Re si rinsalda l'antico legame, ovvero l'antica alleanza, tra i regni di Gondor e Rohan. Un patto di mutuo soccorso che all'alba di una nuova guerra ridiviene attuale dopo lunghi anni di pace (più o meno armata). Come vedremo non servono suggelli formali a tale alleanza, carte bollate, e riunione di gabinetto, ma la sola urgenza e necessità basta a muovere i re e i condottieri, contro il comune nemico:
“Il destino del nostro tempo si deciderà lì innanzi alle mura di Minas Tirith, e se non riusciamo ad arrestare lì la marea, essa inonderà tutte le fertili pianure di Rohan, e persino in questo Forte riparato dalle colline non vi sarà salvezza». «Tetre notizie sono queste», disse Théoden, «eppure in parte previste. Ma di' a Denethor che anche se Rohan non corresse alcun pericolo, esso verrebbe tuttavia in suo aiuto.” 50
7. LEGAMI CON GLI ANIMALI
In conclusione, si tratterà dei legami con gli animali, che ne Il Signore degli Anelli ricorrono sovente.
Nel Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond) si affronta un interessante tema, frequente nei capitoli seguenti, quello che esiste tra i Cavalieri di Rohan ed i propri cavalli.
Un rapporto di rispetto ed amore molto intenso e particolare per i loro destrieri che, ancorché loro sottoposti, trattano come veri e propri amici fedeli.
«Quel ch'è certo.», disse Boromir, «è che non compreranno le proprie vite con i cavalli. Amano i loro cavalli quasi quanto i loro congiunti;......» ”. 51
Addirittura, come detto, i loro cavalli non divengono oggetto di scambio nemmeno quando in palio c'è la vita o la morte. Si badi che non si tratta di una forma di semplice animalismo come potrebbe essere inteso secondo il significato moderno del termine, quanto, piuttosto, un rapporto complesso fatto di rispetto e dipendenza tra nobili ed incorruttibili compagni d'arme:
«........ poiché i destrieri del Riddermark vengono dai campi del nord, lontani dall'ombra, e la loro razza, come quella dei padroni, discende dai liberi giorni dei tempi passati.» ”. 52
Nel Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud) si evidenzia il legame di fedeltà tra Sam ed il suo pony (Bill). Unione tra un individuo semplice, ed un animale altrettanto semplice. Dotati entrambi di sentimenti semplici e puri, e accomunati da un comune senso del dovere. In “antitesi”, anche se forse non voluta dall'autore, con il legame altisonante tra uomini nobili ed animali altrettanto nobili: i Cavalieri di Rohan ed i loro destrieri.
“«Quell'animale sa quasi parlare», disse, «e parlerebbe se rimanesse ancora un po' di tempo qui. Mi ha lanciato uno sguardo esplicito quanto le parole del signor Pipino: “Se non mi prendi con te, Sam, ti seguirò per conto mio” » Fu così che Bill partì quale bestia da soma, eppure di tutta la compagnia era l'unico a non aver l'aria depressa”. 53
Nel Libro II – Capitolo IV (Un viaggio nell'oscurità) si tratta ancora del legame tra Sam ed il suo pony (Bill) al momento della loro separazione forzata.
“«......Dovrai scegliere tra Bill e il tuo padrone» «Seguirebbe il signor Frodo sin nel covo di un drago, se ve lo conducessi», protestò Sam”. 54
Ne Le Due Torri, vi è un passo che ancora una volta ben rappresenta il legame tra i cavalli e i Cavalieri di Rohan, ma chiarisce anche il rapporto tra i cavalli e le altre razze principali della terra di mezzo, elfi e nani, ovvero:
“......Grande fu la meraviglia egli uomini di Éomer, e molti gli sguardi cupi e dubbiosi, quando egli ordinò che i cavalli disponibili fossero dati agli stranieri [Aragorn, Legolas e Gimli]; ma Éothain fu l'unico che osasse parlare apertamente. «Capisco ancora che tu li dia a questo sire che dice di appartenere alla stirpe di Gondor», obiettò, «ma si è mai sentito dire di un cavallo del Mark affidato a un Nano?». «No mai» disse Gimli. «E non preoccuparti :nessuno mai lo sentirà dire. Meglio camminare che stare seduti in groppa a una bestia così grande....»” E ancora: “Legolas chiese che fossero tolte sella e redini. «Non ne ho bisogno», disse, e con un agile balzo fu in groppa: con somma meraviglia di tutti, Arod si mostrò mansueto e condiscendente con il nuovo padrone, obbedendo alla minima parola di comando: tale infatti era la maniera elfica di trattare tutti i bravi animali .” 55
Sempre da Le Due Torri, vi è una citazione che ben rappresenta il legame particolare che esiste tra Gandalf e il suo cavallo Ombromanto. In effetti non si tratta di un legame comune tra un uomo ed un animale, ma, bensì, di un legame tra una divinità e un cavallo di nobilissima stirpe. Tale legame si rivelerà determinante nel prosieguo della narrazione in quanto, come vedremo, solo i cavalli più nobili, legati ai loro condottieri da sentimenti di fierezza e fedeltà, saranno in grado di opporsi senza timore ai destrieri dei “signori del male”.
“«Sono tre», disse Legolas guardando fisso la pianura. «Guardate come corrono! C'è Hasufel, e al suo fianco il mio amico Arod! Ma ne scorgo uno cavalcare innanzi: un cavallo assai grande. Mai ne ho veduto uno simile». «E mai più lo vedrai», disse Gandalf. «Quello è Ombromanto, il capo dei Mearas, principi dei cavalli, e nemmeno Théoden, Re di Rohan, conobbe mai un destriero così bello. Miratelo scintillare come argento e galoppare liscio come un fiume che scorre veloce! Viene per me: è il cavallo del Cavaliere Bianco. Combatteremo insieme»”. 56
CONCLUSIONI
Trovo curioso che le celebrazioni per l’unità d’Italia, senza alcun nesso apparentemente logico, mi abbiano portato ad approfondire un aspetto della letteratura di Tolkien sul quale, sino ad ora, non mi ero mai soffermato.
Ciò mi ha portato a riflettere sul fatto che nemmeno Tolkien, con tutta probabilità, avrà seguito un filo logico, o comunque una precisa strategia, nell'introdurre tutti questi legami nella sua narrazione. Quantomeno non lo avrà fatto in maniera sempre volontaria.
Credo che, così come Tolkien ammetteva la presenza di allegorie e di precetti morali nel suo romanzo, senza che vi fossero stati da lui inseriti con un disegno preciso, ma semplicemente presenti in quanto coerenti con la vita reale, così sia avvenuto per i legami.
Tutti i legami presenti ne Il Signore degli Anelli, sono elementi fondamentali e necessari per lo svolgimento della storia, carichi di risvolti morali ed allegorici, scaturiti naturalmente nella creazione dell'intreccio e coerenti con la storia, in quanto elementi naturali e onnipresenti nella vita reale.
In riferimento a quanto appena affermato mi pare molto significativo un passo di una lettera di Tolkien, a proposito di un commento di Rayner Unwin sull'allegoria, dove afferma:
”Ma nonostante questo, che Ryner non sospetti «l'allegoria». C'è una morale, suppongo, in ogni storia che valga la pena di essere raccontata. Ma non è la stessa cosa. Persino la battaglia tra oscurità e luce per me è solamente una particolare fase della storia, un esempio dei suoi modi, forse, ma non il Modo; e gli attori sono individui: ogni uno di loro, naturalmente, contiene l'universale, altrimenti non vivrebbero affatto, ma non si rappresentano mai come universali. Naturalmente, allegoria e storia convergono, fondendosi da qualche parte nella Verità. Cosicché l'unica allegoria perfettamente coerente è la vita reale; e l'unica storia pienamente intelligibile è un'allegoria.”. 57
Tutto ciò premesso, in definitiva, l’elemento di maggiore interesse che mi pare sia emerso dalla presente trattazione è che i legami rivestono particolare importanza nella narrazione Tolkieniana, nel bene e nel male. E' del tutto palese che il legame assolutamente negativo dell’Anello con i portatori, si contrappone ai legami assolutamente positivi di amicizia e di lealtà dei componenti della Compagnia dell’Anello.
Pare evidente che il legame tra esseri umani, che si prestano aiuto, si comprendono, si amano, prevalga sempre ed in ogni caso, nei confronti di qualsivoglia altro legame, più o meno magico, tra esseri viventi e oggetti inanimati, e che i legami volontari primeggino sempre rispetto ai legami coercitivi.
E' noto che dalla lettura de Il Signore degli Anelli si possono ricavare molteplici chiavi di lettura per la comprensione del nostro mondo e della nostra società, anche attraverso, appunto, i significati dei legami in esso presenti.
Un interessante parallelismo con il nostro vivere reale è, per esempio, che i legami umani e positivi, come quello tra Frodo e Sam, piuttosto che tra Gandalf e Bilbo, porteranno chi li alimenta e li vive concretamente, prima o poi, ad esiti edificanti, mentre i legami artefatti e negativi, come quelli tra Sauron e l’Anello, ma anche, pur se apparentemente meno significativo, tra Saruman e Grima Vermilinguo, non potranno che condurre ad esiti distruttivi.
Allo stesso modo si può affermare che, nella nostra società, così come nella terra di mezzo, i legami, positivi o negativi che siano, dimostrano che le divisioni, nonché i legami coercitivi e negativi portano alla decadenza fisica, morale e strutturale della società; mentre l’unione, la solidarietà, la cooperazione e l’integrazione non potranno che portare ad una società più evoluta, positiva ed equilibrata.
1 Genova, 05/05/2010 - Intervento del Presidente Napolitano in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della partenza dei Mille
2 In particolare i predetti capitoli sono: Libro I: Capitolo XII– Fuga al Guado; Libro II: Capitolo VI – Lothlorien, Capitolo VIII – Addio a Lórien, Capitolo IX – Il grande fiume.
3J.R.R. Tolkien, La Realtà in Trasparenza – Lettere 1914 – 1973, prima edizione Italiana:Rusconi 1990, lettera n° 246, “Da una lettera a Mrs. Eileen Elgar (abbozzi). Settembre 1963”.
4 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo V (Una congiura smascherata)
5 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
6 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo X (La compagnia si scioglie)
7 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro III – Capitolo V (Il Cavaliere Bianco)
8J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo V III (Le Scale di Cirith Ungol)
9 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo X (Messer Samvise e le Sue Decisioni)
10 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo X (Messer Samvise e le Sue Decisioni)
11 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro V – Capitolo IV (L''Assedio di Gondor)”.
12 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo I (Una festa a lungo attesa)
13 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)
14 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)
15 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo II (L'ombra del passato)
16 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo I (Molti incontri)
17 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo I (Molti incontri)
18 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
19 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
20 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo I (Sméagol Domato)”.
21 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo III (Il Cancello Nero è Chiuso)”.
22 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro IV – Capitolo II (L'attraversamento delle Paludi)”.
23 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo I (La Torre di Cirith Ungol)
24 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo III (Monte fato)
25 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo III (Monte fato)
26 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro VI – Capitolo IV(Il Campo di Cormallen)
27 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo IV (Una scorciatoia che porta ai funghi)
28 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo IX (All'insegna del «Puledro Impennato»)
29 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud)
30 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo VII (Lo Specchio di Galadriel)
31 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro III – Capitolo IV (Barbalbero)
32 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro III – Capitolo VIII (La Via che Porta a Isengard)
33 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri, Libro III – Capitolo VIII (La Via che Porta a Isengard)
34 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Libro V – Capitolo IX (L''Ultima Discussione)
35 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo XI (Un coltello nel buio)
36 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo XI (Un coltello nel buio)
37 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo XI (Un coltello nel buio)
38 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo VIII (Nebbia sui Tumulilande
39 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro I – Capitolo VIII (Nebbia sui Tumulilande)
40 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo V (Il ponte di Khazad Dûm)
41 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
42 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo III (Gli Uruk-Hai)
43 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo IX (Relitti e Alluvioni)
44 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo X (La Voce di Saruman)”.
45 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re Libro V – Capitolo II (Il Passaggio della Grigia Compagnia)
46 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
47 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud)
48 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)
49 Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud)
50 Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re Libro V – Capitolo III (L'Adunata di Rohan)”.
51 Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)”.
52 Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo II (Il consiglio di Elrond)”.
53 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo III (L'Anello va a sud)”.
54 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro II – Capitolo IV (Un viaggio nell'oscurità)
55 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo II (I Cavalieri di Rohan)
56 J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Le Due Torri Libro III – Capitolo V (Il Cavaliere Bianco)
57 J.R.R. Tolkien, La Realtà in Trasparenza – Lettere 1914 – 1973, prima edizione Italiana:Rusconi 1990, lettera n° 109, “A Sir Stanley Unwin. Luglio 1947”.