Nella dimenticanza di un buio d’inchiostro, niente si muoveva. Non un suono increspava l’oscurità vellutata che aveva tinto il mondo; un’informe distesa senza luce e senza profilo. L’occhio era facilmente ingannato in questa grande oscurità ; sfere di percezione si contraevano e si espandevano nel tentativo di penetrare la fitta tenebra. Qua e là dei chiarori luccicavano debolmente , inseguendosi ogni tanto, fuochi fatui dell’immaginazione.
Di colpo il silenzio è rotto :”Nani di Erebor ! Oggi ci siamo riuniti per ricordare il nostro consanguineo, Thorin Scudodiquercia. Tre anni e poi sei e poi ancora dieci egli è giaciuto qui, nel reame che fu riguadagnato sotto la sua guida. Sono sepolti qui anche Fili e Kili, nipoti di Thorin, che caddero valorosamente difendendo il suo corpo già colpito. Ogni anno da allora, nell’anniversario della Battaglia dei Cinque Eserciti, qui è stata commemorata la riconquista del nostro regno, e la sempiterna oscurità alle radici della montagna viene rotta per un momento in onore di quel grande giorno, e per celebrare la luce dell’Archepietra e di Orcrist, che entrambe qui giacciono in pace assieme al nostro consanguineo”.
Così parlò Dain Piedediferro, Re Sotto la Montagna. Sebbene ora provata dagli anni la sua voce era ancora forte e chiara, e le sue parole echeggiavano solennemente dintorno per le vuote volte della caverna. Come finì di parlare cento torce presero vita tutto attorno per la vasta aula, rivelando un cerchio composto da centinaia di nani, ciascuno attrezzato in completo treno da guerra, catafratto da una scintillante armatura e con l’arma e lo scudo in mano.
Come l’aula fu gradualmente illuminata dall’adunarsi delle torce, si alzò un suono di voci profonde, in un canto funebre di sentimento e di potere, mentre una musica profonda e sonora proveniva lontano da molti strumenti posti nel perimetro della caverna :
Thorin, Thorin.
Grande fu la sua caduta,
Re Sotto la Montagna, Signore delle Grotte,
Sterminatore dei Goblin,
Conquistatore dell’oro,
Trionfatore del Verme,
Terrore dei nemici .
Al di sotto della Montagna Solitaria
egli giace per sempre.
Con la sua spada Orcrist
Sconfigge l’Oscurità ;
Dorme per sempre,
Ma sempre darà
Aiuto alla sua Casa e al suo Popolo,
Sino alla Fine.
Thorin, Thorin.
Conquistatore del tesoro,
Fiero era il suo elmo,
E luminosa la sua spada elfica.
Thorin, Thorin.
Quando si spense l’ultimo accordo Dain sciolse l’adunata del suo popolo e gradualmente l’oscurità tornò nella caverna con lo sciamare lento dei portatori di torce. Dain indugiò più a lungo, con lo sguardo fisso sulla spada di suo cugino, ora posata sul suo corpo alle radici della Montagna. Non appena l’ultimo portatore di torcia fu uscito dall’Aula , i vecchi occhi di Dain percepirono un freddo bagliore emanante da Orcrist. Come lo guardò con gli occhi spalancati e il respiro corto, la fiamma lentamente aumentò il suo splendore. Alla fine con riluttanza distolse i suoi occhi e salì le scale che portavano alla Great Hall, chiamando le sue guardie non appena arrivato.
Gli altri nani che erano prima nella caverna, ora erano assai lontano, ma improvvisamente fuori dalle ombre comparve una piccola figura, affannata e sudata a causa della corsa fatta per scendere le molte rampe di scale di roccia che portavano nel cuore della Montagna. Fermò bruscamente le sua corsa e, senza riprendere fiato,disse : “Sire, un messaggero sta al Cancello. E’ una persona malvagia, ci giurerei, e cavalca un destriero spaventoso. Dice di venire da Mordor, e chiede un’udienza col Re.”.
Subito Dain seguì al Cancello il portatore di queste notizie il più velocemente che gli fosse permesso dalle sue vecchie gambe, poiché aveva buone ragioni per sospettare cosa gli riservasse l’ambasciata che lo aspettava. Gli furono offerte grandi ricompense . il Regno di Moria e tre degli antichi Anelli dei Nani, se egli avesse avesse fatto solo un piccolo tradimento per aiutare Sauron : dire in quale contrada poteva trovarsi un certo “Baggins”, possessore di un gingillo di cui Sauron si era incapricciato, e cioè il minore di tutti gli Anelli
Il cuore di Dain fu provato duramente, perché i doni che gli venivano prospettati erano i più grandi mai offerti a un Nano della Terra di Mezzo.
Ma egli rimandò via il Cavaliere Nero a mani vuote, poiché quel giorno aveva ricevuto un buon avvertimento da Orcrist, a cui nessuna bella apparenza poteva nascondere uno spirito malvagio. E così Thorin Scudodiquercia riuscì - molti anni dopo - a pagare il suo debito al suo amico scassinatore.