L’Archivio di Minas Tirith

Fra Propaganda e Storia



di Beppe Roncari



Come appare chiaramente durante il Consiglio di Elrond, la Guerra dell’Anello è un conflitto di idee tanto quanto di armi e di eserciti.



Non capisco tutto ciò”, disse. “Saruman è un traditore, ma non ebbe egli forse un barlume di saggezza? Perché parlate sempre di nascondere e distruggere? Cosa c’impedisce di pensare che il Grande Anello sia venuto nelle nostre mani per servirci proprio nell’ora del bisogno? […]” (Boromir)

[…] Ebbene, che la follia sia il nostro manto, un velo dinanzi agli occhi del Nemico! Egli è molto saggio, e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l’unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il tanto bramato potere, o che, possedendo l’Anello, voglia distruggerlo. Questa dev’esser dunque la nostra mira, se vogliamo confondere i suoi calcoli”. (Gandalf)



Come accade nel mondo reale, anche senza l’Anello, il potere di Sauron è enorme proprio perché considerato grande e invincibile sia dai suoi schiavi che dai suoi nemici. È questo il motivo per cui molti popoli (non solo orchi e troll, ma anche e soprattutto umani) si uniscono alle sue schiere.

In effetti, se esaminiamo la trama della storia, il Grande Anello – tanto temuto – non viene mai veramente utilizzato. Basta il suo fantasma a far girare la storia.

Molti commentatori di Tolkien hanno visto nell’Anello una metafora e un’allegoria, un pensiero che non incontrava il favore dell’Autore. Per esempio, questi rifiutò sempre il paragone diretto fra il Tesoro di Sauron e la Bomba Atomica.

Tuttavia non serve affatto fare un’equivalenza esatta fra le due armi per postulare degli effetti simili nelle menti di chi si trova ad avere a che fare con poteri tanto terribili.

È il potere della Propaganda il ponte che può aiutare nell’interpretazione della storia della Terra di Mezzo per applicarla a quella del nostro mondo e del nostro tempo. Infatti:



La guerra reale non ricorda la guerra leggendaria nello svolgimento né nella conclusione. Se essa avesse ispirato o diretto lo sviluppo della leggenda, allora per certo l’Anello sarebbe stato preso e usato contro Sauron; Sauron stesso sarebbe stato non annientato ma sottomesso, e Barad-dûr non sarebbe stata distrutta ma occupata. Saruman non riuscendo a entrare in possesso dell’Anello, sfruttando la confusione e i tradimenti del tempo avrebbe trovato a Mordor il legame mancante alle sue ricerche sulla Scienza degli Anelli, e dopo non molto avrebbe forgiato un suo Grande Anello con il quale sfidare l’autoproclamato Signore della Terra di Mezzo. In un tale conflitto entrambe le parti avrebbero odiato e disprezzato gli Hobbit, che non sarebbero sopravvissuti a lungo neanche come schiavi.

Altre soluzioni possono essere trovate in accordo con i gusti di coloro che amano l’allegoria o il riferimento all’attualità. Io però detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori. Penso che molti confondano “applicabilità” con “allegoria”; l’una però risiede nella libertà del lettore, e l’altra nell’intenzionale imposizione dello scrittore. (Tolkien)



L’ideologia di Tolkien – se “ideologia” si può chiamare in questo caso – sta tutta qui: quella del Signore degli Anelli è una guerra della libertà contro la tirannia: due schemi di pensiero e di governo radicalmente contrapposti e irriducibili l’uno all’altro.

Ovviamente Sauron non sarebbe d’accordo. Con una mirabile opera di ipocrisia, propaganda e – per dirla con il George Orwell di 1984 – di “Doppio Pensiero” (Double-think) lo stesso Signore Oscuro avrebbe affermato di essere lui il Leader dei Popoli Liberi, il fautore della Libertà contro la tirannia dell’ormai scomparso Impero dei Numenoreani, il Liberatore degli Uomini dalla servitù degli Elfi, l’unico ad aver dato agli Orchi il loro posto nella Storia e così via… Solo, avrebbe mentito – sapendo di mentire – ma nascondendo questo pensiero nel profondo persino a se stesso. E Saruman è simile a lui nel modo di pensare di agire.

Molti credono loro, perché le loro parole e le loro menzogne sono ben architettate e intessute di mezze verità e di comode soluzioni per problemi complessi.



Ma suvvia, Éomer figlio di Éomund!”, proseguì con tono nuovamente affabile. “A ognuno la propria parte. La tua è il valore guerriero, e alti onori e meriti essa ti procura. Uccidi coloro che il tuo sire chiama nemici e sii contento. Non t’immischiare in trattative che non comprendi. Forse, se un giorno diventerai re, capirai che un re deve scegliere con cura le sue amicizie. L’appoggio di Saruman e la potenza di Orthanc non si possono scartare senza riflettere, unicamente in nome di qualche offesa, vera o immaginaria. Hai vinto una battaglia ma non una guerra… e vi sei riuscito grazie a un aiuto sul quale non potrai più contare. […]

Ma mio sire di Rohan, devo sentirmi chiamare assassino perché dei valorosi sono caduti in combattimento? Se mi fai guerra, e inutilmente (perché io non la desideravo) è inevitabile che vi siano dei morti. Ma se per questo m’incolpate d’assassinio, allora tutta la Casa di Eorl è macchiata del medesimo crimine; ha infatti combattuto più di una guerra,e ha assalito chi la sfidava. Ciò nonostante, con alcuni avete poi fatto pace; e non vi recò alcun danno essere saggi. È ciò che ti propongo, Re Théoden: vuoi che fra noi vi sia pace e amicizia? Tocca a noi decidere”. (Saruman)



Le alleanze si formano o si rompono sulla base delle informazioni in possesso dei personaggi. Per esempio, persino Aragorn dubitava dell’affidabilità dei Rohirrim sulla base di una voce messa in giro dai servi di Sauron che voleva che essi pagassero un tributo in cavalli all’Oscuro Signore.

La forza all’opera in contrapposizione alle menzogne della Propaganda è quella della Storia. Ricordiamo le parole di Tolkien sulla sua applicabilità che abbiamo letto poc’anzi. È una riproposizione dell’antico adagio della “Storia Maestra di Vita”.



[…] Chissà in quale tipo di vicenda siamo piombati!”.

Chissà!”, disse Frodo. “Io lo ignoro. E così accade per ogni storia vera. Prendine una qualsiasi fra quelle che ami. Tu potresti sapere o indovinare di che genere di storia si tratta, se finisce bene o male, ma la gente che la vive non lo sa, e tu non vuoi che lo sappia”.

No, signore, proprio come dite voi. Per esempio Beren, il quale mai avrebbe pensato di poter togliere il Silmaril dalla Corona Ferrea a Thangorodrim, eppure vi riuscì: e quello era un posto assai più nero e pericoloso di codesto ove ci troviamo noi. Ma certo quella era una lunga storia, al di là della felicità e della tristezza… e il Silmaril fu tramandato a Eärendil. Ma signore, non ci avevo mai pensato prima! Noi… voi avete parte della luce del Silmaril nella fiala che vi donò la Dama! Pensandoci bene, apparteniamo anche noi alla medesima storia, che continua attraverso i secoli! Non hanno dunque una fine i grandi racconti?”

No, non terminano mai i racconti”, disse Frodo. “Sono i personaggi che vengono e se ne vanno, quando è terminata la loro parte. […]. (Sam e Frodo)



Per dirla con Sam, nelle storie veramente importanti, nella Storia, i personaggi si trovano coinvolti al di là della loro volontà e – per dirla con Gandalf – devono solo decidere che cosa fare con il tempo e le forze che sono loro concesse. E ogni volta è una scelta fra Propaganda o Storia, fra allegoria o applicabilità, fra comodità (apperente) o (vera) libertà.

La Storia è narrata dai vincitori e colpisce la profondità di pensiero di Tolkien, in questo molto vicino agli scrittori post-modernisti suoi contemporanei (come il succitato Orwell) nel dire che nel mondo reale la vicenda del Signore degli Anelli sarebbe probabilmente andata molto diversamente. Furono in fondo gli Stati Uniti a usare la bomba atomica, a scendere a qualsiasi compromesso pur di concludere la guerra.

In un simile scenario gli Hobbit sarebbero stati schiacciati e dimenticati dalla storia, come purtroppo accade ancor oggi nel mondo reale per infinite altre minoranze o gruppi più deboli.

Ma resta una fiaccola. Ed è la memoria, ed è in fondo, il compito dello storico – e del poeta – che scrutano in mezzo a questi archivi per ritrovare le storie dimenticate e dar loro nuova vita e dignità.